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Torquato Tasso, Gerusalemme liberata, Canto XVI

1

* Tondo è il ricco edificio, e nel più chiuso

grembo di lui, ché quasi centro al giro,

un giardin v'ha ch'adorno è sovra l'uso

di quanti più famosi unqua fioriro.

D'intorno inosservabile e confuso

ordin di loggie i demon fabri ordiro,

e tra le oblique vie di quel fallace

ravolgimento impenetrabil giace.

2

Per l'entrata maggior (però che cento

l'ampio albergo n'avea) passar costoro.

Le porte qui d'effigiato argento

su i cardini stridean di lucid'oro.

* Fermàr ne le figure il guardo intento,

ché vinta la materia è dal lavoro:

manca il parlar, di vivo altro non chiedi;

né manca questo ancor, s'a gli occhi credi.

3

Mirasi qui fra le meonie ancelle

favoleggiar con la conocchia Alcide.

Se l'inferno espugnò, resse le stelle,

or torce il fuso; Amor se 'l guarda, e ride.

Mirasi Iole con la destra imbelle

per ischerno trattar l'armi omicide;

e indosso ha il cuoio del leon, che sembra

ruvido troppo a tenere membra.

4

* D'incontra è un mare, e di canuto flutto

vedi spumanti i suoi cerulei campi.

Vedi nel mezzo un doppio ordine instrutto

di navi e d'arme, e uscir da l'arme i lampi.

D'oro fiammeggia l'onda, e par che tutto

d'incendio marzial Leucate avampi.

Quinci Augusto i Romani, Antonio quindi

trae l'Oriente: Egizi, Arabi ed Indi.

5

* Svelte notar le Cicladi diresti

per l'onde, e i monti co i gran monti urtarsi;

l'impeto è tanto, onde quei vanno e questi

co' legni torreggianti ad incontrarsi.

Già volàr faci e dardi, e già funesti

sono di nova strage i mari sparsi.

Ecco (né punto ancor la pugna inchina)

ecco fuggir la barbara reina.

6

* E fugge Antonio, e lasciar può la speme

de l'imperio del mondo ov'egli aspira.

Non fugge no, non teme il fier, non teme,

ma segue lei che fugge e seco il tira.

Vedresti lui, simile ad uom che freme

d'amore a un tempo e di vergogna e d'ira,

mirar alternamente or la crudele

pugna ch'è in dubbio, or le fuggenti vele.

7

Ne le latebre poi del Nilo accolto

attender par in grembo a lei la morte,

e nel piacer d'un bel leggiadro volto

sembra che 'l duro fato egli conforte.

Di cotai segni variato e scolto

era il metallo de le regie porte.

I due guerrier, poi che dal vago obietto

rivolser gli occhi, entràr nel dubbio tetto.

8

* Qual Meandro fra rive oblique e incerte

scherza e con dubbio corso or cala or monta,

queste acque a i fonti e quelle al mar converte,

e mentre ei vien, sé che ritorna affronta,

tali e più inestricabili conserte

son queste vie, ma il libro in sé le impronta

(il libro, don del mago) e d'esse in modo

parla che le risolve, e spiega il nodo.

9

Poi che lasciàr gli aviluppati calli,

in lieto aspetto il bel giardin s'aperse:

* acque stagnanti, mobili cristalli,

fior vari e varie piante, erbe diverse,

apriche collinette, ombrose valli,

selve e spelonche in una vista offerse;

* e quel che 'l bello e 'l caro accresce a l'opre,

l'arte, che tutto fa, nulla si scopre.

10

Stimi (sì misto il culto è co 'l negletto)

sol naturali e gli ornamenti e i siti.

Di natura arte par, che per diletto

l'imitatrice sua scherzando imiti.

L'aura, non ch'altro, è de la maga effetto,

l'aura che rende gli alberi fioriti:

co' fiori eterni eterno il frutto dura,

e mentre spunta l'un, l'altro matura.

11

Nel tronco istesso e tra l'istessa foglia

sovra il nascente fico invecchia il fico;

pendono a un ramo, un con dorata spoglia,

l'altro con verde, il novo e 'l pomo antico;

lussureggiante serpe alto e germoglia

la torta vite ov'è più l'orto aprico:

* qui l'uva ha in fiori acerba, e qui d'or l'have

e di piropo e già di nèttar grave.

12

* Vezzosi augelli infra le verdi fronde

temprano a prova lascivette note;

mormora l'aura, e fa le foglie e l'onde

garrir che variamente ella percote.

Quando taccion gli augelli alto risponde,

quando cantan gli augei più lieve scote;

sia caso od arte, or accompagna, ed ora

alterna i versi lor la musica ora.

13

* Vola fra gli altri un che le piume ha sparte

di color vari ed ha purpureo il rostro,

e lingua snoda in guisa larga, e parte

la voce sì ch'assembra il sermon nostro.

Questi ivi allor continovò con arte

tanta il parlar che fu mirabil mostro.

Tacquero gli altri ad ascoltarlo intenti,

e fermaro i susurri in aria i venti.

14

"Deh mira" egli cantò "spuntar la rosa

dal verde suo modesta e verginella,

che mezzo aperta ancora e mezzo ascosa,

quanto si mostra men, tanto è più bella.

Ecco poi nudo il sen già baldanzosa

dispiega; ecco poi langue e non par quella,

quella non par che desiata inanti

fu da mille donzelle e mille amanti.

15

* Così trapassa al trapassar d'un giorno

de la vita mortale il fiore e 'l verde;

né perché faccia indietro april ritorno,

si rinfiora ella mai, né si rinverde.

Cogliam la rosa in su 'l mattino adorno

di questo , che tosto il seren perde;

cogliam d'amor la rosa: amiamo or quando

esser si puote riamato amando."

16

Tacque, e concorde de gli augelli il coro,

quasi approvando, il canto indi ripiglia.

Raddoppian le colombe i baci loro,

ogni animal d'amar si riconsiglia;

par che la dura quercia e 'l casto alloro

e tutta la frondosa ampia famiglia,

par che la terra e l'acqua e formi e spiri

dolcissimi d'amor sensi e sospiri.

17

Fra melodia sì tenera, fra tante

vaghezze allettatrici e lusinghiere,

va quella coppia, e rigida e costante

se stessa indura a i vezzi del piacere.

Ecco tra fronde e fronde il guardo inante

penetra e vede, o pargli di vedere,

vede pur certo il vago e la diletta,

ch'egli è in grembo a la donna, essa a l'erbetta.

18

Ella dinanzi al petto ha il vel diviso,

e 'l crin sparge incomposto al vento estivo;

langue per vezzo, e 'l suo infiammato viso

fan biancheggiando i bei sudor più vivo:

qual raggio in onda, le scintilla un riso

ne gli umidi occhi tremulo e lascivo.

Sovra lui pende; ed ei nel grembo molle

le posa il capo, e 'l volto al volto attolle,

19

e i famelici sguardi avidamente

in lei pascendo si consuma e strugge.

S'inchina, e i dolci baci ella sovente

liba or da gli occhi e da le labra or sugge,

ed in quel punto ei sospirar si sente

profondo sì che pensi: "Or l' alma fugge

e 'n lei trapassa peregrina." Ascosi

mirano i duo guerrier gli atti amorosi.

20

Dal fianco de l'amante (estranio arnese)

un cristallo pendea lucido e netto.

Sorse, e quel fra le mani a lui sospese

a i misteri d'Amor ministro eletto.

* Con luci ella ridenti, ei con accese,

mirano in vari oggetti un solo oggetto:

ella del vetro a sé fa specchio, ed egli

gli occhi di lei sereni a sé fa spegli.

21

* L'uno di servitù, l'altra d'impero

si gloria, ella in se stessa ed egli in lei.

"Volgi," dicea "deh volgi" il cavaliero

"a me quegli occhi onde beata bèi,

ché son, se tu no 'l sai, ritratto vero

de le bellezze tue gli incendi miei;

la forma lor, la meraviglia a pieno

più che il cristallo tuo mostra il mio seno.

22

* Deh! Poi che sdegni me, com'egli è vago

mirar tu almen potessi il proprio volto;

ché il guardo tuo, ch'altrove non è pago,

gioirebbe felice in sé rivolto.

Non può specchio ritrar sì dolce imago,

né in picciol vetro è un paradiso accolto:

specchio t'è degno il cielo, e ne le stelle

puoi riguardar le tue sembianze belle."

23

Ride Armida a quel dir, ma non che cesse

dal vagheggiarsi e da' suoi bei lavori.

Poi che intrecciò le chiome e che ripresse

con ordin vago i lor lascivi errori,

torse in anella i crin minuti e in esse,

quasi smalto su l'or, cosparse i fiori;

e nel bel sen le peregrine rose

giunse a i nativi gigli, e 'l vel compose.

24

* Né 'l superbo pavon sì vago in mostra

spiega la pompa de l'occhiute piume,

né l'iride sì bella indora e inostra

il curvo grembo e rugiadoso al lume.

Ma bel sovra ogni fregio il cinto mostra

che né pur nuda ha di lasciar costume.

Diè corpo a chi non l'ebbe, e quando il fece

tempre mischiò ch'altrui mescer non lece.

25

Teneri sdegni, e placide e tranquille

repulse, e cari vezzi, e liete paci,

sorrise parolette, e dolci stille

di pianto, e sospir tronchi, e molli baci:

fuse tai cose tutte, e poscia unille

ed al foco temprò di lente faci,

e ne formò quel sì mirabil cinto

di ch'ella aveva il bel fianco succinto.

26

Fine alfin posto al vagheggiar, richiede

a lui commiato, e 'l bacia e si diparte.

Ella per uso il dì n'esce e rivede

gli affari suoi, le sue magiche carte.

Egli riman, ch'a lui non si concede

por orma o trar momento in altra parte,

e tra le fère spazia e tra le piante,

se non quanto è con lei, romito amante.

27

* Ma quando l'ombra co i silenzi amici

rappella a i furti lor gli amanti accorti

traggono le notturne ore felici

sotto un tetto medesmo entro a quegli orti.

Ma poi che vòlta a più severi uffici

lasciò Armida il giardino e i suoi diporti,

i duo, che tra i cespugli eran celati,

scoprirsi a lui pomposamente armati.

28

* Qual feroce destrier ch'al faticoso

onor de l'arme vincitor sia tolto,

e lascivo marito in vil riposo

fra gli armenti e ne' paschi erri disciolto,

se 'l desta o suon di tromba o luminoso

acciar, colà tosto annitrendo è vòlto,

già già brama l'arringo e, l'uom su 'l dorso

portando, urtato riurtar nel corso;

29

tal si fece il garzon, quando repente

de l'arme il lampo gli occhi suoi percosse.

Quel sì guerrier, quel sì feroce ardente

suo spirto a quel fulgor tutto si scosse,

benché tra gli agi morbidi languente,

e tra i piaceri ebro e sopito ei fosse.

Intanto Ubaldo oltra ne viene, e 'l terso

adamantino scudo ha in lui converso.

30

* Egli al lucido scudo il guardo gira,

onde si specchia in lui qual siasi e quanto

con delicato culto adorno; spira

tutto odori e lascivie il crine e 'l manto,

e 'l ferro, il ferro aver, non ch'altro, mira

dal troppo lusso effeminato a canto:

guernito è sì ch'inutile ornamento

sembra, non militar fero instrumento.   

1 *
* Parafrasi: il ricco edificio è tondo e nel suo punto più interno, poiché è quasi il centro della circonferenza, c’è un giardino che è <straordinariamente> bello più di quanti <famosi> siano mai fioriti. Intorno ad esso i demoni architetti costruirono ordini di logge inestricabili e confusi e tra le vie tortuose di questo ingannevole labirinto giace il giardino.

2 chiuso
Enjambement.

3 ché
Poiché, ché.

4 giro
Circonferenza.

5 giardin
Giardino, apocope.

6 'ha
Vi è, avere.

7 adorno
Bello. Oggi si usa nel senso di abbellito, adornato, nell’italiano letterario antico può anche avere il significato di bello, leggiadro: l’adorna giovane (Boccaccio).

8 sovra
Sopra l’uso, straordinariamente, sovra.

9 unqua
Mai, latinismi, avverbi di tempo.

10 fioriro
Fiorirono, passato remoto.

11 confuso
Enjambement.

12 demon fabri
Demoni artefici. Fabri, doppie e scempie.

13 ordiro
Ordirono, qui nel significato, oggi obsoleto, di costruire, fabbricare, passato remoto.

14 oblique
Tortuose.

15 giace
Il soggetto è il giardino, ellissi.

16 cento
Moltissime. Cento indica spesso nella lingua antica un numero grande e indefinito, numerali.

17 albergo
Dimora, abitazione, secondo l’uso letterario del termine.

18 avea
Aveva, imperfetto indicativo.

19 su i
Sui. Forma analitica della preposizione articolata.

20 stridean di lucid'oro
I cardini di lucido oro stridevano, anastrofe.

21 *
* Parafrasi: [Carlo e Ubaldo] fermarono lo sguardo attento nelle figure, perché qui si vede come la materia è vinta dal lavoro: [alle figure effigiate nell’argento] non ti sembra manchi nulla di vivo tranne la parola, e neanche questa ti sembra mancare, se credi a quello che vedi.

22 guardo
Sguardo.

23 ché
Poiché, ché.

24 Mirasi
Si osserva, si contempla. Mirare è verbo di uso prettamente letterario che significa guardare con attenzione e con un senso di stupore, enclisi pronominale.

25 meonie
Di Meonia (ritenuto erroneamente il nome antico di Iole).

26 favoleggiar
Raccontare favole. Dipende da mirasi.

27 con la conocchia
Mentre lavora con la conocchia, cioè mentre fila.

28 Alcide
Alcide o Ercole, eroe greco protagonista delle dodici imprese.

29 'l
lo, pronomi personali.

30 Mirasi
Anafora.

31 Iole
Iole, figlia di Eurito, re di Ecalia, suscitò l’amore di Ercole.

32 destra
Mano destra.

33 imbelle
Non portata per la guerra.

34 ischerno
Scherno, allotropo letterario con prostesi.

35 trattar
Maneggiare.

36
Così, .

37 *
* Parafrasi: di fronte c’è un mare di cui vedi la distesa azzurra incresparsi di onde bianche, nel cui mezzo vedi schierate due flotte di navi e di armamenti da cui escono lampi. Le onde fiammeggiano d’oro e pare che tutta Leucade avvampi in un incendio guerresco.

38 D'incontra
Di fronte, dunque sull’altro battente della porta.

39 canuto
Bianco. Di solito riferito ai capelli e alla barba, nell’uso letterario si trova attribuito spesso al mare.

40 flutto
Flutti, singolare/plurale.

41 campi
Metafora.

42 instrutto
Schierato. Variante di istrutto, termine letterario di origine latina (<instructus). Riferito a una flotta o a un esercito assumeva questo significato, in altri contesti quello di istruito, latinismi.

43 arme
Armi. Il paradigma arme-arme si affiancava nell’italiano antico a quello, poi affermatosi, arma-armi.

44 onda
Le onde. Singolare/plurale.

45 tutto
Tutto ... Leucate. Iperbato.

46 Leucate
Anche Leucade. Isola dello Ionio presso cui fu combattuta la battaglia navale fra Ottaviano e Antonio.

47 Quinci
Quinci ... quindi = da una parte ... dall’altra.

48 Oriente
I soldati reclutati in Oriente, sineddoche.

49 *
* Parafrasi: si direbbe che le Cicladi, divelte, staccate dal fondo, nuotino per il mare e che i loro monti si scontrino; l’impeto è tanto grande per cui quelli e questi si vanno a scontrare con le loro navi torreggianti.

50 Svelte
Divelte, participio passato di svellere.

51 notar
Nuotare, monottongazione.

52 co i
Con i. Molte le oscillazioni nell’uso della preposizione articolata. Si veda qui due versi più in basso co’, preposizioni articolate.

53 onde
Per cui, onde/donde.

54 quei
Quelli.

55 legni
Navi, metonimia.

56 faci
Fiaccole, latinismi.

57 dardi
Frecce, dardo.

58 nova
Nuova (nel senso di inaudita), monottongazione.

59 punto
Affatto.

60 pugna
Battaglia. Allotropo letterario, latinismo.

61 inchina
Volge al fine.

62 barbara reina
Cleopatra, antonomasia, reina (dal latino <reginam) è un allotropo letterario.

63 *
* Parafrasi: e fugge Antonio, che può ormai abbandonare la speranza di ottenere il dominio del mondo, a cui aspirava. Ma no, non è che fugga, il fiero Antonio non ha paura, piuttosto segue lei (Cleopatra) che fugge e che lo trascina con sé.

64 fugge
Da notare la ripetizione anaforica al v.3 (non fugge), al v.4 (che fugge), quindi con poliptoto in chiusura dell’ottava (fuggenti), poliptoto, anafora.

65 speme
Speranza. Allotropo letterario in uso fino al ‘900.

66 ov '
A cui. Raro caso in cui ove funge da pronome relativo.

67 fier
Il fiero Antonio.

68 non teme
Epanalessi.

69 seco
Con sè, pronomi comitativi.

70 il
lo, pronomi personali.

71 a un tempo
Contemporaneamente.

72 e di vergogna e d'ira
Freme d’amoree di vergogna e d’ira: epifrasi.

73 vele
Navi, sineddoche.

74 latebre
Luoghi nascosti, nascondigli, latinismi.

75 'l
Il. Forma aferetica dell’articolo determinativoaferesi.

76 conforte
Conforti, presente congiuntivo.

77 cotai
Cotali, tali, sincope.

78 scolto
Scolpito. Scolto o sculto sono forme arcaiche di uso letterario, in poesia attive fino al primo ‘900.

79 poi che
Dopo che.

80 vago
Nel senso letterario di leggiadro, grazioso, vago.

81 obietto
Oggetto. Allotropo più vicino al latino, allotropi, latinismi, grafia.

82 tetto
Edificio, sineddoche.

83 *
* Parafrasi: come il Meandro fluisce giocoso fra rive tortuose e tenendo un corso incerto ora sale ora scende, convergendo alcune sue acque verso le fonti, altre verso il mare e, mentre scorre <verso il mare> affronta se stesso che ritorna <verso la fonte>, tali e più ancora inestricabilmente intrecciate sono queste vie, ma il libro, donato loro dal mago le riproduce e le illustra in modo tale da risolverle e scioglierne il nodo.

84 Qual
Come, analogia.

85 Meandro
Fiume dell’Asia Minore dal corso tortuoso.

86 ei
Egli, esso (il Meandro), pronomi personali.

87 inestricabili
Inestricabili e conserte.

88 conserte
Intrecciate, intricate. Questo significato si è conservato nell’italiano moderno in espressioni come braccia o gambe conserte.

89 calli
Vie.

90 *
Enumerazione di caratteristiche canoniche per la descrizione del locus amoenus.

91 acque stagnanti
Laghetti, stagni.

92 cristalli
Ruscelli limpidi come il cristallo, metafora.

93 vari e varie
Chiasmo.

94 *
* Parafrasi: accresce la bellezza e il pregio del giardino (opre) il fatto che l’arte, cha ha creato tutto, non si svela in alcun modo. Cosicché si crede (tanto è confuso ciò che è coltivato con quanto è incolto) che gli ornamenti e i luoghi siano del tutto naturali. Pare che siano un prodotto della natura che scherzando imiti per diletto la sua imitatrice (l’arte).

95 opre
Opera, sincope.

96 imiti
Imitatrice … imiti, figura etimologica.

97 aura
Aria. Al verso seguente con ripresa anaforica, anafora, dittongo auaura.

98 fiori
In questo verso si accavallano (eterni/eterno) poliptoto e chiasmo.

99 l'altro
L’altro frutto già matura.

100 istesso
Stesso, con prostesi.

101 foglia
Foglie, singolare/plurale.

102 sovra
Sopra.

103 pendono
Soggetto di pendono sono il (pomo) novo e‘l pomo antico.

104 serpe
Si arrampica, cresce a spirale (il soggetto è la torta vite). Serpere è un latinismo letterario che ricorre anche nel significato di avanzare strisciando, latinismi.

105 *
Qui ha l’uva ancora acerba o in fiore, qui l’ha già dorata o rossa e piena di nettare.

106 have
Ha, avere. Ha … have, figura etimologica.

107 piropo
Di un rosso inteso. Il piropo è un minerale di colore rosso della famiglia dei granati. Metonimia.

108 *
* Parafrasi: vezzosi uccelli modulano a gara note voluttuose fra le verdi fronde; mormora un venticello che fa risuonare le onde e le foglie che percuote in vario modo. Quando gli uccelli tacciono, risponde con maggior forza (spira più forte), quando gli uccelli cantano scuote più lievemente; forse a caso forse per effetto voluto (arte), ora la musica si accompagna, ora si alterna ai versi degli uccelli.

109 augelli
Uccelli, augello.

110 infra
Fra, avverbi di luogo.

111 lascivette
Forma alterata dell’aggettivo lascivo, nell’italiano antico usato sia nel senso di piacevole, seducente, che in quello dispregiativo, valido ancora oggi, di dissoluto, eccessivamente sensuale.

112 fa
Fa ... garrir.

113 percote
Percuote, monottongazione.

114 ora
Or... ora ... lor... ora,allitterazione. Ora riprende in chiusura del verso l’ ora conclusivo del verso precedente, epifora.

115 *
* Parafrasi: fra gli altri vola un uccello che ha le piume di vari colori e il becco purpureo e snoda largamente la lingua (canta molto) e modula la voce in modo che assomiglia alla nostra lingua umana. Questi continuò con tanta arte a parlare che era un prodigio. Gli altri tacquero, intenti ad ascoltarlo, e i venti fermarono i loro sussurri.

116 un
Un uccello, probabilmente un pappagallo.

117 sparte
Sparse. Sparto è un participio forte di uso poetico fino all’800.

118 guisa
Modo, maniera. Provenzalismo ormai nel ‘500 attestato nella lingua letteraria, gallicismi/provenzalismi.

119 parte
Parte la voce: divide la voce, cioè modula la voce. Partire usato transitivamente è marcato letterariamente e ha il significato di dividere, enjambement.

120 assembra
Assomiglia, gallicismi/provenzalismi.

121 sermon
Lingua umana. In poesia sermone può significare lingua, idioma.

122 ivi
Lì, quivi/ivi.

123 continovò
Continuò. Continovare è una forma arcaica di continuare.

124 mirabil
Stupefacente, strano.

125 susurri
Sussurri, doppie e scempie.

126 Deh
Deh.

127 ascosa
Nascosto. Ascoso è un allotropo d’uso non esclusivamente poetico.

128 men
Meno.

129 sen
La parte interna. Riferito alla rosa: la corolla.

130 quella non par
Chiasmo.

131 desiata
Desiderata. Il verbo desiare deriva da desio.

132 inanti
Innanzi, prima innante.

133 donzelle
Ragazze, gallicismi/provenzalismi.

134 *
In questa ottava 15 si svela il significato allegorico dell’ottava precedente, allegoria.

135 'l
Il. Forma aferetica dell’articolo, aferesi.

136 rinfiora
Rifiorisce.

137 rinverde
Rinverdisce.

138 in su 'l
Nel in su.

139
Giorno.

140 tosto
Rapidamente, tosto.

141 cogliam d'amor
Riprende anaforicamente, variandolo, il precedente cogliam la rosa.

142 puote
Può.

143 amando
Amor ... amiamo... riamato ... amando: poliptoto.

144 indi
Quindi, indi

145 riconsiglia
Rinnova il proposito. Il verso si trova identico nelle Rime di Petrarca (RVF 310).

146 casto
L’epiteto casto è dovuto a un riferimento mitologico alla ninfa Dafne che fu trasformata in alloro per sottrarsi all’amore di Apollo, epiteto.

147 famiglia
La grande famiglia con le fronde, cioè le piante, perifrasi.

148 e
E ... e ... e..., polisindeto.

149 formi
Emetta. Al singolare anche se retto da più soggetti, zeugma.

150 spiri
Spiri ... sospiri, figura etimologica.

151 coppia
Carlo e Ubaldo.

152 indura
Rende se stessa dura, insensibile.

153 guardo
Sguardo, guardo.

154 inante
Innanzi, innante.

155 pargli
Gli pare, enclisi pronominale.

156 vago
Rinaldo.

157 diletta
Armida.

158 vel
Velo.

159 crin
Capigliatura, chioma. Allotropo letterario, allotropi.

160 viso
Oggetto di fan: i bei sudor biancheggiando fan più vivo ‘l suo infiammato viso.

161 fan
Fanno, rendono, apocope.

162 qual
Come il raggio scintilla fra le onde.

163 pende
È protesa sopra di lui.

164 ei
Egli, pronomi personali.

165 attolle
Solleva. Dal latino <attollere, latinismi.

166 pascendo
Nutrendo, appagando. Riferito all’uomo è marcato letterariamente.

167 liba
Gusta, sorbe a fior di labbra. Poetismo.

168 labra
Labbra, doppie e scempie.

169 alma
Anima, alma.

170 'n
In.

171 trapassa
Si trasfonde.

172 peregrina
Pellegrina. Questa variante è graficamente più vicina al latino, grafia.

173 duo
Due, numerali

174 estranio
Estraneo all’armatura di un cavaliere.

175 cristallo
Specchio, metafora.

176 Sorse
Si alzò. Riferito a persona e d’uso letterario.

177 quel
Quel ... ministro eletto, iperbato.

178 Amor
Personificazione.

179 ministro
Specchio, qui definito ministro eletto ai misteri dell’amore, metafora.

180 *
* Parafrasi: lei con occhi ridenti, lui con occhi accesi guardano in vari oggetto un solo oggetto (se stessi): ella si specchia nel vetro e lui si specchia negli occhi sereni di lei.

181 luci
Occhi, metafora.

182 vetro
Specchio, metonimia.

183 spegli
Specchi. Speglio è d’origine provenzale, gallicismi/provenzalismi. Specchio … spegli, figura etimologica.

184 *
* Parafrasi: l’uno (Rinaldo) è orgoglioso della sua servitù, l’altra (Armida) del suo potere, lei di se stessa e lui di lei. Il cavaliere diceva: “Rivolgi a me gli occhi dei quali sei orgogliosa e con cui rendi felici gli altri, perché, se tu non lo sai, i miei incendi amorosi sono il vero ritratto delle tue bellezze; il mio cuore mostra pienamente più d’ogni specchio il prodigio della tua bellezza.

185 onde
Con cui, onde.

186 no 'l
Non lo, nol/no’l.

187 incendi
Incendi amorosi, metafora.

188 meraviglia
La meraviglia che suscita la tua bellezza.

189 seno
Ciò che è dentro di me, nel mio cuore.

190 *
* Parafrasi: ah, visto che sdegni me (sdegni di guardarmi) potessi almeno vedere come è bello il tuo stesso volto, poiché il tuo sguardo, che non può appagarsi altrove, gioirebbe contemplando se stesso. Non c’è specchio che possa ritrarre un’immagine così dolce, né un piccolo specchio può contenere un tale paradiso: tuo degno specchio può essere solo il cielo e nelle stelle puoi trovare riflesse le tue sembianze belle.

191 poi che
Poiché.

192 egli
Egli qui è pleonastico, pronomi personali

193 vago
Bello, leggiadro, vago.

194 imago
Immagine, imago.

195 vetro
Specchio.

196 paradiso
Paradiso qui si riferisce alla bellezza ultraterrena di Armida, metafora.

197 cesse
Cessi, smetta, presente congiuntivo.

198 lavori
Occupazioni.

199 Poi che
Dopo che.

200 ripresse
Represse, passato remoto di riprimere usato qui nel senso concreto di contenere, tenere a freno gli errori, cioè il disordine delle chiome, alternanza e/i.

201 anella
Anelli. Anella è un plurale letterario in uso fino al ‘900, per lo più con il senso di ciocche di capelli.

202 or
Oro.

203 peregrine
Preziose, ricercate.

204 giunse
Congiunse.

205 nativi gigli
Candore naturale della sua carnagione, metafora.

206 *
* Parafrasi: né il superbo pavone dispiega <in mostra> con tanta grazia la pompa della sua coda, né l’arcobaleno così bello indora e imporpora alla luce la sua scia curva e umida [così come Armida] mostra il suo cinto (la sua cintura) bella più d’ogni altro ornamento, che non ha l’abitudine di togliere neanche quando è nuda. Quando la fece diede corpo a ciò che non l’aveva (materializzò qualcosa di immateriale) e mescolò qualità che ad altri non è permesso mescolare.

207 occhiute
Provviste di tanti occhi, come appunto le penne (piume) del pavone.

208 iride
Arcobaleno.

209 inostra
Tinge di porpora (ostro), parasintetici.

210 rugiadoso
Imperlato di rugiada: il grembo curvo e rugiadoso, epifrasi.

211 cinto
Cintura.

212 Diè
Diede, apocope sillabica.

213 tempre
Qualità.

214 lece
È lecito. Lece si alterna con la forma più comune lice. Sia licere che lecere sono verbi impersonali solo in 3° persona, di uso letterario.

215 placide e tranquille
Dittologia.

216 sorrise
Dette sorridendo. Si tratta di un participio passato usato come aggettivo, arcaico e letterario, attestato già in Dante come attributo di parolette.

217 stille
Stille, gocce di pianto, enjambement.

218 fuse
Il soggetto è Armida.

219 poscia
Dopo, poscia.

220 unille
Le unì, enclisi pronominale.

221 foco
Fuoco, monottongazione.

222 faci
Fiaccole. Face in senso figurato significa passione. E’ un allotropo marcatamente letterario derivato dal latino <face(m), allotropi, latinismi.

223 cinto
Cintura. Di cui aveva cinto il bel fianco del verso successivo. La rima derivativa sottolinea la figura etimologica.

224 Fine alfin
Paranomasia.

225 vagheggiar
Vagheggiare, vago.

226 per uso
Di solito.

227 por orma
Uscire. L’orma è quella del piede. L’espressione metaforica si basa su questa metonimia, metafora.

228 trar
Trarre. Infinito con apocope usato nel significato di trascorrere.

229 fère
Fiere. La forma monottongata sopravvive come poetismo fino all’800, alternanza ie/e

230 spazia
Si muove liberamente.

231 quanto
Quando.

232 romito
Solitario, chiuso nella sua solitudine.

233 *
* Parafrasi: Ma quando la sera con i suoi complici silenzi richiama ai loro amori furtivi i due amanti accorti, questi trascorrono le felici ore notturne sotto lo stesso tetto dentro il giardino. Ma dopo che Armida, rivolta a più severi impegni, Lasciò il giardino, i due [Carlo e Ubaldo], che erano nascosti tra i cespugli, si rivelarono a lui armati di tutto punto (in gran pompa).

234 ombra
L’ombra della sera.

235 rappella
Richiama, gallicismi/provenzalismi.

236 traggono
Trascorrono. Soggetto di traggono sono gli amanti accorti, contemporaneamente oggetto di rappella, zeugma.

237 medesmo
Medesimo, sincope.

238 duo
Due, numerali.

239 *
Qual introduce la similitudine che continua all’ottava seguente (tal). Parafrasi: come un feroce cavallo da battaglia che, vincitore, venga portato via dal campo di battaglia e costretto a un vile riposo, e come un maschio lascivo erri fra le mandrie per i pascoli, se viene risvegliato da un suono di tromba o dal riverbero luminoso di un’arma subito si volge nitrendo verso quel punto e già brama il torneo e, portando sul dorso il cavaliere [brama] riurtare, una volta urtato, [l’avversario] nella corsa; così fece il giovane [Rinaldo] quando all’improvviso il lampo delle armi percosse i suoi occhi.

240 destrier
Destriero, cavallo da battaglia.

241 armenti
Mandrie di pecore o mucche.

242 paschi
Pascoli, latinismi.

243 acciar
Acciaio. Acciaro è un allotropo che almeno fino al ‘500 viene usato nel senso di arma,metonimia, allotropi.

244 annitrendo
Nitrendo. Annitrire è un allotropo che, specializzato in poesia, ricorre fino al ‘900.

245 arringo
Campo per giostre e tornei di cavallo. Metaforicamente può significare anche lotta, scontro. Più comune l’allotropo arengo, latinismi, metafora

246 urtato riurtar
Figura etimologica.

247 corso
Corsa.

248 garzon
Giovane uomo. Con questo significato garzone viene usato nella lingua letteraria fino all’800

249 repente
All’improvviso, latinismi.

250 spirto
Spirito, spirto.

251 ebro
Ebbro. Allotropo scempio attivo in poesia fino all’800: doppie e scempie.

252 in
Oltre.

253 converso
Rivolto.

254 *
* Parafrasi: egli rivolge lo sguardo al lucido scudo e in esso si specchia così come è adesso, tutto agghindato, con eleganza delicata; i capelli e il mantello effondono odori e voluttà, e anche la spada che vede al suo fianco è effeminata dal troppo lusso, per non dire delle altre cose: è così ornata che sembra un inutile ornamento e non un fiero strumento militare.

255 siasi
È. La forma del congiuntivo (sia) è legata qui a un pronome riflessivo (si) con enclisi pronominale. Nell’italiano antico essere poteva anche essere usato in forma pronominale, pronomi riflessivi.

256 culto
Cura (eccessiva).

257 il crine e 'l manto
Soggetti di spira, zeugma.

258 ferro
Spada, metonimia.

259 guernito
Guarnito, ornato. La spada guarnita ha l’elsa smaltata di un colore diverso di quello della lama.

260 instrumento
Strumento. La versione instrumento è più vicina alla grafia latina, latinismigrafia.