Angelo Poliziano, Fabula di Orfeo
1 |
PLUTO: * Io te la rendo, ma con queste leggi: che la ti segua per la ceca via, ma che tu mai la suo faccia non veggi |
5 |
finché tra' vivi pervenuta sia; dunque el tuo gran disire, Orfeo, correggi, se non, che tolta subito ti fia. I' son contento che a sì dolce plettro s'inchini la potenza del mio scettro. |
10 |
Orfeo vien cantando alcuni versi lieti e volgesi. EURIDICE: Ecco ch'i' ti son tolta a gran furore, |
15 |
né sono ormai più tua. Ben tendo a te le braccia, ma non vale, ché 'ndrieto son tirata. Orfeo mie, vale! ORFEO: Oimè, se' mi tu tolta, |
20 |
Euridice mie bella? O mie furore, o duro fato, o ciel nimico, o Morte! O troppo sventurato el nostro amore! Ma pur un'altra volta |
25 |
* UNA FURIA: Più non venire avanti, anzi 'l piè ferma e di te stesso omai teco ti dole: vane son tuo parole, vano el pianto e 'l dolor. Tuo legge è ferma. |
30 |
ORFEO: Qual sarà mai sì miserabil canto che pareggi il dolor del mie gran danno? O come potrò mai lacrimar tanto ch'i' sempre pianga el mio mortale affanno? |
35 |
Starommi mesto e sconsolato in pianto per fin ch' e' cieli in vita mi terranno: e poi che sì crudele è mia fortuna, già mai non voglio amar più donna alcuna. * Da qui innanzi vo' côr e' fior novelli, |
40 |
la primavera del sesso migliore, quando son tutti leggiadretti e snelli: quest'è più dolce e più soave amore. Non sie chi mai di donna mi favelli, po' che mort'è colei ch' ebbe 'l mio core; |
45 |
chi vuol commerzio aver co' mie' sermoni di feminile amor non mi ragioni. * Quant'è misero l'huom che cangia voglia per donna o mai per lei s'allegra o dole, o qual per lei di libertà si spoglia |
50 |
o crede a suo' sembianti, a suo parole! Ché sempre è più leggier ch'al vento foglia e mille volte el dì vuole e disvole; segue chi fugge, a chi la vuol s'asconde, e vanne e vien come alla riva l'onde. |
55 |
* Fanne di questo Giove intera fede, che dal dolce amoroso nodo avinto si gode in cielo il suo bel Ganimede; e Febo in terra si godea Iacinto; a questo santo amore Ercole cede |
60 |
che vinse il mondo e dal bello Ila è vinto: conforto e' maritati a far divorzio, e ciascun fugga el feminil consorzio. UNA BACCANTE: Ecco quel che l'amor nostro disprezza! |
65 |
O, o, sorelle! O, o, diamoli morte! Tu scaglia il tirso; e tu quel ramo spezza; tu piglia o sasso o fuoco e gitta forte; tu corri e quella pianta là scavezza. |
70 |
O, o, caviangli il cor del petto fora! Mora lo scelerato, mora! mora! Torna la Baccante con la testa di Orfeo e dice: O, o! O, o! Mort'è lo scelerato! Euoè! Bacco, Bacco, i' ti ringrazio! |
75 |
Per tutto 'l bosco l'abbiamo stracciato, tal ch'ogni sterpo è del suo sangue sazio. L'abbiamo a membro a membro lacerato in molti pezzi con crudele strazio. Or vadi e biasimi la teda legittima! |
80 |
Euoè Bacco! Accepta questa vittima! * EL CORO DELLE BACCANTE: Ognun segua, Bacco, te! Bacco, Bacco, euoè! Chi vuol bevere, chi vuol bevere, |
85 |
venga a bevere, venga qui. Gli è del vino ancor per ti, lascia bevere inprima a me. |
90 |
Ognun segua, Bacco, te! Bacco, Bacco, euoè! damm'un po' 'l bottazzo qua! * Questo monte gira intorno, |
95 |
e 'l cervello a spasso va. Ognun corra 'n za e in là come vede fare a me. Ognun segua, Bacco, te! Bacco, Bacco, euoè! |
100 |
I' mi moro già di sonno: son io ebria, o sì o no? Star più ritte in piè non ponno: voi siate ebrie, ch'io lo so! Ognun facci come io fo: |
105 |
ognun succi come me! Ognun segua, Bacco, te! Bacco, Bacco, euoè! Ognun cridi: Bacco, Bacco! e pur cacci del vin giù. |
110 |
bevi tu, e tu, e tu! I' non posso ballar più. Ognun cridi: euoè! Ognun segua, Bacco, te! |
115 |
Bacco, Bacco, euoè! |
1 *
Pluto, re degli Inferi, parla ad Orfeo e gli concede di riprendersi Euridice - Io te la rendo - ma ad una condizione.
2 la
Ella, l’uso del pronome la come soggetto, anche neutro, è tipico del toscano parlato quattrocentesco.
3 suo
Sua. Sono proprie del fiorentino quattrocentesco le forme dell’aggettivo possessivo plurale in –a, invariabili: sua, mia, tua.
4 veggi
Veda, -eggio/-aggio.
5 tra'
Tra i, preposizioni articolate.
7 disire
Desiderio, desio, oggetto del verbo correggi, posposto.
8 correggi
Trattieni.
9 se non
Se no, altrimenti.
10 che
Anche questo che, come i due precedenti, introduce una proposizione oggettiva, in cui Pluto detta le sue condizioni.
12 I'
Io, pronomi personali.
14 plettro
Il plettro con cui Orfeo fa vibrare le corde del suo strumento. Pluto cede alla richiesta di Orfeo vinto dalla sua musica; metonimia.
15 *
* Questa didascalia, con indicazioni di regia, dimostra come Poliziano avesse tenuto conto delle parti in musica.
16 volgesi
Si volge, enclisi pronominale. Facendo il gesto di girarsi, per il troppo amore, Orfeo perderà per sempre Euridice.
17 Oimè
Interiezioni.
19 n'ha disfatti
Ci ha distrutti.
20 ambendua
Ambedue, entrambi; numerali.
21 ch'i'
Che io, elisione e apocope.
22 non vale
Non serve, rima equivoca col verso successivo.
23 'ndrieto
Indietro, aferesi e metatesi.
25 se' mi tu tolta
Tu mi sei tolta, anastrofe.
26 O mie furore
O mia pazzia.
27 o duro fato, o ciel nimico, o Morte!
Climax.
28 convien
Bisogna che io torni ad implorare Plutone.
29 plutonia
Epiteto, la corte sui cui regna Plutone.
30 *
Intervengono ora le Furie a bloccare il tentativo di Orfeo di ritornare ad implorare Plutone una seconda volta.
31 'l piè ferma
Ferma il piede, i tuoi passi, plurale/singolare e apocope sillabica.
32 teco
Pronomi comitativi; l’allitterazione di questo verso rievoca il v.11 nel sonetto di apertura del Canzoniere petrarchesco: di me medesimo meco mi vergogno: Ecco un esempio di imitatio, o meglio di variatio.
33 ti dole
Duole, monottongazione, si tratta qui di un imperativo tragico con pronome proclitico com’era in uso nell’italiano antico.
34 vano
Inutile. Vane...vano...: anafora.
35 Tuo legge è ferma
Il patto fatto con Plutone non può essere cambiato.
36 Starommi
Me ne starò, enclisi pronominale e pronomi riflessivi.
37 mesto e sconsolato
Dittologia sinonimica.
39 poi che
Poiché, congiunzioni.
40 fortuna
La mia sorte.
41 alcuna
Indefiniti.
42 *
* Orfeo, in reazione al grande dolore provato per la perdita della sua Euridice, dichiara qui di rinunciare per sempre all’amore delle donne e di dedicarsi da ora in poi all’amore per i giovani uomini. Si tratta di uno dei primi e rari testi della letteratura volgare in cui si proclama l’amore omoerotico. Non si dimentichi però che sia l’amore omoerotico, come pure il tema misogino avevano una tradizione negli autori classici. Già nella fonte del mito di Orfeo, le Metamorfosi di Ovidio, a cui Poliziano si ispira, c’è questo volgersi all’amore efebico.
43 Da qui innanzi
Da ora in poi, avverbi di tempo.
45 côr
Cogliere, infinito sincopato. Cogliere i fiori novelli, come pure nel verso seguente la primavera del sesso migliore, è una metafora che allude all’amore efebico.
46 sesso migliore
Il sesso migliore è il sesso maschile: questa espressione compare qui per la prima volta nella letteratura italiana.
47 leggiadretti
Diminutivo di leggiadro, uno degli aggettivi più usati nella tradizione lirica.
49 favelli
Mi parli, favellare.
50 po' che
Poiché.
51 colei ch' ebbe 'l mio core
Quella che ebbe il mio cuore, perifrasi per Euridice.
52 chi vuol commerzio aver co' mie' sermoni
Chi vuole avere a che fare con me, chi vuole dialogare con me.
53 feminile
Femminile, doppie e scempie.
54 non mi ragioni
Non mi venga a parlare di amore femminile; anastrofe, ragionare.
55 *
Poveretto l’uomo che cambia opinione per far piacere ad una donna, o per lei si rallegra o si rattrista, o quello che per causa di una donna si priva della propria libertà o si fida dell’espressione di lei o delle sue parole! Infatti la donna è più leggera di una foglia al vento, mille volte al giorno cambia idea, segue chi la sfugge e evita chi invece la desidera, e va e viene come le onde del mare sulla riva.
56 huom
Uomo, h etimologica.
57 cangia voglia
Cambia voglia, cioè cambia idea per assecondare una donna.
58 dole
Duole, monottongazione; si rallegra e si duole: antitesi.
59 sembianti
Presta fede alla sua espressione, sembiante.
61 è più leggier ch'al vento foglia
Similitudine, la donna è più leggera di una foglia al vento.
62 mille volte el dì vuole e disvole
Mille volte al giorno cambia idea. Classico topos misogino sulla volubilità femminile.
63 segue chi fugge, a chi la vuol s'asconde
Segue chi la fugge e si nasconde a chi la vuole, chiasmo.
65 *
* Giove ne fa fede, cioè dà prova di questo fatto. Segue una strofa con esempi mitologici di amori efebici: Giove e Ganimede, Apollo e Giacinto, Ercole e Ila.
66 dal dolce amoroso nodo avinto
Avvinto dal nodo amoroso, metafora consueta dell’amore come laccio, vincolo, nodo.
67 Ganimede
Giovanetto rapito in cielo da Giove, trasformatosi in aquila, e diventato coppiere degli dei. Sia questo esempio, sia quello successivo sono presenti nelle Metamorfosi, X, di Ovidio.
68 Iacinto
Giacinto, amato da Febo Apollo, fu da lui involontariamente colpito a morte con un disco; da lui prese nome un fiore.
69 che
Il pronome relativo si riferisce a Ercole: anche Ercole, che vinse il mondo, cede a questo amore e fu vinto a sua volta da Ilia. Il verso presenta un chiasmo.
70 conforto
Io consiglio, esorto gli uomini sposati a divorziare.
71 feminil consorzio
La compagnia delle donne.
72 BACCANTE
Le Baccanti erano sacerdotesse di Bacco. Da Ovidio Poliziano riprende l’episodio delle Baccanti che fanno strazio di Orfeo. Nella tragedia greca omonima di Euripide le Baccanti attaccano e uccidono Penteo. Tipiche dello stile tragico sono le invocazioni e esclamazioni che Poliziano mette in bocca alle Baccanti.
73 diamoli
Diamogli.
74 tirso
Bastone nodoso, ricoperto di edera, attributo delle Baccanti.
75 gitta
Getta.
76 scavezza
Spezza le fronde di un ramo.
77 facciam che pena el tristo porte
Facciamo sì che il tristo, il malvagio, cioè Orfeo, porti pena, soffra; anastrofe.
78 caviangli
Caviamogli, strappiamogli il cuore dal petto. Facciamo e caviamo sono congiuntivi esortativi.
80 fora
Fuori.
81 Mora
Muoia, imperativo, monottongazione.
82 mora
Epanalessi.
83 mort'è
Lui è morto, si riprende il „mora“ del verso precedente, figura etimologica.
84 scelerato
Scellerato, disgraziato, doppie e scempie.
85 Euoè
È il grido, in greco, lanciato da Bacco nella tragedia di Euripide.
86 ogni sterpo è del suo sangue sazio
Ogni arbusto è imbevuto del suo sangue; tal ch'ogni sterpo è del suo sangue sazio: allitterazione e anastrofe.
87 vadi
Vada, la forma vadi è diffusa nel fiorentino del ‘400 e ‘500.
88 teda legittima
È la fiaccola nuziale, l’unione tra uomo e donna, metonimia.
89 accepta
Accetta, senza assimilazione.
90 vittima
La rima sdrucciola, legìttima/vìttima, chiude il macabro rito delle Baccanti e prelude al loro coro orgiastico.
91 *
* Nonostante la Fabula si concluda con la morte di Orfeo, questo coro finale delle Baccanti è piuttosto un canto conviviale o carnascialesco, probabilmente accompagnato, durante la rappresentazione, da musica e danze. Si ricordi che Poliziano scrive questo testo teatrale per un’occasione festiva, conviviale.
92 bevere
Bere. Il ritmo incalzante sottolineato dalla ripetizione dell’invito a bere.
93 'mbottate
Imbottate, aferesi, vi riempite come botti.
94 pevere
Imbuti.
95 i' vo' bevere ancor mi
Voglio bere anch’io. Le forme dei pronomi mi, ti, sono proprie dei dialetti settentrionali. Poliziano intende alludere scherzosamente ai luoghi d’origine dei committenti, i Gonzaga di Mantova.
96 Gli è
C’è, toscanismo, pronomi personali.
97 ho voto
Ho svuotato.
98 corno
Il mio bicchiere.
99 *
* Il vino ha fatto il suo effetto, le Baccanti sono già ubriache: gli sembra che il monte giri e la testa “vada a spasso”. Si noti il passaggio ad un registro chiaramente popolare e scherzoso.
100 'n za
In qua, anche questa forse è una forma settentrionale.
101 ebria
Ebbra, ubriaca.
103 siate
Siete, qui siate per analogia con siamo.
104 succi
Succhi, beva il vino.
105 cridi
Gridi, alternanza sorde/sonore.
106 cacci del vin giù
Cacci giù, butti giù, beva del vino.