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Francesco Petrarca, Il Canzoniere (Rerum vulgarium fragmenta), 1, 16, 129, 134

1

1

* Voi ch'ascoltate in rime sparse il suono

di quei sospiri ond'io nudriva 'l core

in sul mio primo giovenile errore

quand'era in parte altr'uom da quel ch'i' sono,

5

del vario stile in ch'io piango et ragiono

fra le vane speranze e 'l van dolore,

* ove sia chi per prova intenda amore,

spero trovar pietà, nonché perdono.

Ma ben veggio or  come al popol tutto

10

favola fui gran tempo, onde sovente

di me mesdesmo meco mi vergogno;

* et del mio vaneggiar vergogna è 'l frutto,

e 'l pentersi, e 'l conoscer chiaramente

che quanto piace al mondo è breve sogno.

16

1

* Movesi il vecchierel canuto et biancho

del dolce loco ov'à sua età fornita

et da la famigliuola sbigottita

che vede il caro padre venir manco;

5

indi trahendo poi l'antiquo fianco

per l'extreme giornate di sua vita,

quanto piú , col buon voler s'aita,

rotto dagli anni, et dal cammino stanco;

et viene a Roma, seguendo 'l desio,

 10

per mirar la sembianza di Colui

ch'ancor lassú nel ciel vedere spera:

cosí, lasso, talor vo cerchand'io,

donna, quanto è possibile, in altrui

la disïata vostra forma vera.

129

 1

* Di pensier in pensier, di monte in monte

mi guida Amorch' ogni segnato calle

provo contrario a la tranquilla vita.

Se 'n solitaria piaggia, o rivo, o fonte,

5

se 'nfra duo poggi siede ombrosa valle,

ivi s'acqueta l'alma sbigottita;

et come Amor l'envita,

or ride, or piange, or teme, or s'assecura;

* e 'l volto che lei segue ov'ella il mena

10

si turba et rasserena,

et in un esser picciol tempo dura;

onde a la vista huom di tal vita experto

diria: Questo arde, et di suo stato è incerto.

Per alti monti et per selve aspre trovo

 15

qualche riposo: ogni habitato loco

è nemico mortal degli occhi miei.

A ciascun passo nasce un penser novo

de la mia donna, che sovente in gioco

gira 'l tormento ch'i' porto per lei;

 20

et a pena vorrei

cangiar questo mio viver dolce amaro,

ch'i' dico: *Forse anchor ti serva Amore

ad un tempo migliore;

forse, a te stesso vile, altrui se' caro.

 25

Et in questa trapasso sospirando:

Or porrebbe esser vero? or come? or quando?

Ove porge ombra un pino alto od un colle

talor m'arresto, et pur nel primo sasso

disegno co la mente il suo bel viso.

 30

Poi ch'a me torno, trovo il petto molle

de la pietate; et alor dico: Ahi, lasso,

dove se' giunto! et onde se' diviso!

Ma mentre tener fiso

posso al primo pensier la mente vaga,

 35

et mirar lei, et oblïar me stesso,

sento Amor  da presso,

che del suo proprio error l'alma s'appaga:

in tante parti et sí bella la veggio,

che se l'error durasse, altro non cheggio.

 40

I' l'ò piú volte (or chi fia che mi 'l creda?)

ne l'acqua chiara et sopra l'erba verde

veduto viva, et nel tronchon d'un faggio

e 'n bianca nube, *sí fatta che Leda

avria ben detto che sua figlia perde,

 45

come stella che 'l sol copre col raggio;

et quanto in piú selvaggio

loco mi trovo e 'n piú deserto lido,

tanto piú bella il mio pensier l'adombra.

Poi quando il vero sgombra

 50

quel dolce error, pur lí medesmo assido

me freddo, pietra morta in pietra viva,

in guisa d'uom che pensi et pianga et scriva.

* Ove d'altra montagna ombra non tocchi,

verso 'l maggiore e 'l piú expedito giogo

 55

tirar mi suol un desiderio intenso;

indi i miei danni a misurar con gli occhi

comincio*e 'ntanto lagrimando sfogo

di dolorosa nebbia il cor condenso,

alor ch'i' miro et penso,

 60

quanta aria dal bel viso mi diparte

che sempre m'è sí presso et sí lontano.

Poscia fra me pian piano:

Che sai tu, lasso! forse in quella parte

or di tua lontananza si sospira.

 65

Et in questo penser l'alma respira.

* Canzone, oltra quell' alpe

là dove il ciel è piú sereno et lieto

mi rivedrai sovr'un ruscel corrente,

ove l'aura si sente
 70

d'un fresco et odorifero laureto.

Ivi è 'l mio cor, et quella che 'l m'invola;

qui veder pôi l'imagine mia sola.

134

1

* Pace non trovo, et non ò da far guerra;

e temo, et spero; et ardo, et son un ghiaccio;

et volo sopra 'l cielo, et giaccio in terra;

et nulla stringo, et tutto 'l mondo abbraccio.

5*

Tal m'à in pregion, che non m'apre né serra,

né per suo mi riten né scioglie il laccio;

et non m' ancide Amore, et non mi sferra,

né mi vuol vivo, né mi trae d'impaccio.

Veggio senza occhi, et non ò lingua et grido;

 10

et bramo di perir, et cheggio aita;

et ò in odio me stesso, et amo altrui.

Pascomi di dolor, piangendo rido;

egualmente mi spiace morte et vita:

in questo stato son, donna, per voi.

1 *
* È il sonetto posto da Petrarca ad apertura della raccolta. Inizia con un’apostrofe rivolta ai lettori / ascoltatori. Lo schema della rima è ABBA ABBA CDE CDE.

2 in
Ascoltate insinalefe.

3 rime sparse
Petrarca si riferisce alla varietà dei componimenti poetici raccolti nel canzoniere. Nel titolo latino Petrarca parla di Fragmenta. C'è una ripresa del senso delle rime sparse nel vario stile del v.5.

4 suono
Il suono di ...: enjambement.

5 ond'
Di cui io, nesso relativo, onde/donde e apocope, assai frequente, per ragioni metriche, anche di seguito.

6 nudriva
Nutrivo, imperfetto indicativoalternanza sorde/sonore.

7 'l
Il, aferesiarticolo.

8 core
Cuore, monottongazione.

9 in sul
In su è locuzione con senso temporale = durante, del corso di, in su.

10 errore
L’errore giovanile di cui parla Petrarca è l’amore per Laura, sentito a posteriori come una deviazione peccaminosa dalla retta via.

11 era
Ero, imperfetto indicativo.

12 ch'i'
Che io, elisioneapocope.

13 ch'
In cui, pronomi relativi.

14 piango et ragiono
Ecco la prima dittologia delle tante presenti nel Canzoniere. La congiunzione e si alterna a et con grafia latineggiante.

15 vane
Aggettivo poetico, molto usato da Petrarca, qui nell’accezione di: privo di fondamento. Le vane speranze sono riprese nell’ultima terzina dal verbo vaneggiare. Tipica dello stile poetico è l'anticipazione dell'aggettivo rispetto al sostantivo.

16 *
* Parafrasi: se tra voi che ascoltate ... c’è qualcuno che sappia cosa vuol dire amore, per averlo provato, spero di avere la sua pietà, se non il perdono. riprende qui il Voi iniziale, che rimane sintatticamente come sospeso in questo periodo d’apertura che occupa le due quartine: anacoluto. Petrarca apre il Canzoniere con una captatio benevolentiae. Si veda il primo sonetto di Gaspara Stampa Testo 12 che ricalca l’apostrofe petrarchesca.

17 veggio
Vedo, -eggio/-aggio.

18 or
Ora, avverbio.

19
.

20 favola fui
Per il popolo fui come una favola, parlavano di me, mi deridevano: metafora, topos letterario diffuso tra i classici latini. Si notino la posposizione del verbo e l'allitterazione.

21 onde
Congiunzione conclusiva, onde/donde.

22 sovente
Spesso, assai frequente in poesia, avverbi di tempo.

23 mesdesmo
Medesimo, sincope.

24 meco
Pronomi comitativi. Me medesmo meco: allitterazione, figura che ricorre in tutto il sonetto.

25 *
* Parafrasi Il frutto del mio vaneggiare è la vergona, il pentirsi, e il conoscere chiaramente che quello che piace agli uomini non è che un breve sogno. Il vaneggiare a cui si riferisce il poeta è l’amore per Laura, passione che l’ha portato a divenire oggetto di riso per il popolo e di cui ora prova vergogna. Iperbato.

26 pentersi
Diastole.

27 mondo
Quello che piace agli uomini. Con questa perifrasi Petrarca allude ai piaceri terreni.

28 *
* Questo sonetto consiste in una lunga similitudine in cui nel primo termine di paragone il come è omesso (vv.1-11) e il secondo è introdotto nella seconda terzina (vv. 12-14). Petrarca paragona il proprio irrefrenabile desiderio verso l’amata, che lo spinge a scorgere le fattezze di lei in altri visi, al desiderio del vecchio pellegrino che intraprende un lungo viaggio a Roma per vedere la reliquia che porta impresso il volto di Cristo. Lo schema della rima è ABBA ABBA CDE CDE.

29 Movesi
Si muove, enclisi pronominale.

30 vecchierel
Vecchierello, apocope del diminutivo, occasionalmente usato da Petrarca, v.sotto anche famigliuola.

31 canuto et biancho
Dittologia sinonimica, figura retorica molto frequente nel Canzoniere. L’h in biancho, non è etimologica, ma sta ad indicare il suono velare /k/, come anche nel cerchando del v.12: grafia.

32 del
Dal.

33 loco
Monottongazione Petrarca e più in generale la lingua della poesia lirica prediligono i monottonghi: core, foco, loco.

34 ov'à
Dove ha.

35 sua
Possessivi.

36 fornita
Dove ha trascorso tutta la sua vita.

37 da la
Dalla, preposizioni articolate.

38 manco
Venir meno, perché si avvicina alla morte e perché si allontana dalla famiglia; anfibologia.

39 indi
Indi.

40 trahendo
Traendo. La presenza dell’h era già nell'autografo ed è stata mantenuta dal Bembo: h etimologica.

41 l'antiquo fianco
Trascinandosi dietro il suo corpo di vecchio, sineddoche. Trahendo e antiquo sono chiari latinismi.

42 l'extreme
Estreme, ultime, grafia.

43
Può, monottongazione e potere.

44 s'aita
Si aiuta. Oltre alle forme del verbo aitare nell’italiano antico troviamo anche il sostantivo aita=aiuto.

45 rotto dagli anni, et dal cammino stanco
Chiasmo.

46 desio
Desiderio, desio.

47 mirar
Guardare, mirare è verbo assai diffuso in tutta la tradizione poetica.

48 sembianza
Sembiante/sembianza.

49 Colui
Parifrasi per evitare di pronunciare il nome di Dio.

50 spera
Posposizione del verbo.

51 lasso
Lasso

52 vo
Vado. Vo è forma ancora viva nel toscano. Apocope sillabica

53 altrui
In altre donne, indefiniti.

54 disïata
Desiderata, dieresi, desio.

55 *
* Parafrasi: Amore mi guida da un pensiero all’altro, da un monte all’altro, poiché ogni segnato calle mi sembra non adatto ad una vita tranquilla. Se un ruscello o una fonte si trova in una landa solitaria o se un’ombrosa valle si trova tra due colline lì trova pace l’anima sbigottita. Questa è una canzone di cinque stanze con versi endecasillabi e settenari (ABCABCcDEeDFF), conclusa dal congedo (aBCcBDD). La canzone si apre su un ampio paesaggio, tutte le stanze iniziano con un riferimento alla natura. La natura come consolazione dalle pene e luogo di meditazione era già un topos degli antichi, locus amoenus, che Petrarca sviluppa e arricchisce di nuovi motivi. Questo famoso attacco offre un ulteriore esempio di quel procedere per coppie, che siano parallele o antitetiche, così caratteristico del Canzoniere.

56 Amor
Personificazione.

57 ch'

Ché, nesso causale, elisione.

58 ogni segnato
Ogni segnato, allitterazione.

59 calle
Ogni via segnata, cioè percorsa da altri; latinismi.

60 a la
Alla, preposizioni articolate; contrario a, sinalefe.

61 'n
In, aferesi.

62 piaggia
Terreno in pendenza, campagna.

63 rivo
Ruscello, fiume piccolo; si incontra anche la forma rio.

64 'nfra
Infra=fra, aferesi.

65 duo
Due, numerali.

66 siede
Si trova, soggetti di siede sono rivo o fonte e ombrosa valle.

67 ivi
Ivi/quivi.

68 alma
Alma.

69 come
A seconda di come.

70 l'envita
La invita, il pronome oggetto si riferisce all’anima, come anche lei ed ella due versi dopo.Vita ...envita formano una rima ricca.

71 or
Ora; l’iterazione dell’avverbio or... or...e della congiunzione e...e... è struttura frequente in poesia e particolarmente amata da Petrarca: polisindeto.

72 s'assecura
Si rassicura; ride/piange, teme/s'assecuraantitesi.

73 *
* Parafrasi: e il volto che segue, accompagna l’anima dovunque essa lo conduca (cioè nel volto del poeta si riflettono i turbamenti dell’anima), si turba e si rasserena e poco tempo rimane nello stesso stato d’animo (in un esser); per cui un uomo esperto di tale condizione (per aver amato a sua volta) a prima vista direbbe: Costui arde (d’amore) ed è incerto del suo stato.

74 'l
Il, articolo.

75 il
lo, pronomi personali.

76 mena
Porta, conduce.

77 si turba et rasserena
Ancora un’antitesi.

78 onde
Per cui, onde/donde.

79 huom
Uomo, con h etimologica, come habitato nella strofa seguente; apocopegrafia.

80 experto
Esperto, grafia.

81 diria
Direbbe, condizionale presente.

82 arde
Metafora.

83 Per alti monti et per selve aspre
La selva aspra, cioè impervia, è un’allusione, chiara a tutti i lettori del tempo, alla “selva sevaggia e aspra” di Dante all’inizio della Divina Commedia, Inferno I, 5; chiasmo e dittologia. Vedi i parallelismi tra i primi tre versi della prima e di questa seconda stanza: di monte in monte / Per alti monti, ogni segnato calle / ogni habitato loco, provo contrario / è nemico mortal.

84 loco
Luogo, loco. Si noti l'assonanza tra trovo... riposo... loco.

85 penser
Pensiero, alternanza ie/e.

86 novo
Monottongazioneenjambement.

87 che
Il pronome relativo è da riferirsi al penser novo.

88 gira
Volge, trasforma.

89 ch'i'
Che io.

90 a pena
Non appena…ecco che dico (2 versi dopo).

91 cangiar
Cambiare, dal francese changer. Allotropi.

92 dolce amaro
Ossimoro

93 *
* Parafrasi: Il poeta dice a se stesso: “Forse Amore ti conserva ancora per un tempo migliore, forse sei vile a te stesso (ti consideri di nessuna importanza), (ma) sei caro ad altri”.

94 serva
Serba, conserva.

95 Amore
Personificazione.

96 altrui
Ad altri, a Laura, indefiniti.

97 se'
Sei, apocope.

98 in questa
E intanto, avverbio.

99 porrebbe
Potrebbe, condizionale presente, potere.

100 pur
Pure, addirittura.

101 co
Con apocopato, preposizioni articolate.

102 molle
Bagnato di pianto.

103 pietate
Pietà, allotropi.

104 alor
Allora, doppie e scempie.

105 lasso
Lasso.

106 se'
Sei, apocope.

107 fiso
Fisso, intento.

108 mirar
Mirare, guardare assorti, contemplare, ammirare. Mirare è verbo molto suggestivo che ha avuto grande successo nella tradizione poetica.

109 oblïar
Dimenticare; dieresi.

110
Cosí, .

111 presso
Così vicino.

112 error
L’errore è l’illusione di vedere il volto di Laura.

113 alma
Alma.

114 veggio
Vedo, -eggio/-aggio.

115 cheggio
Chiedo, -eggio/-aggio.

116 ò
L’ho.

117 fia
Sarà, futuro.

118 'l
Me lo, pronomi personali.

119 *
* Parafrasi: tanto bella (l’immagine di Laura) che Leda avrebbe dovuto ammettere che sua figlia (la bellissima Elena) al confronto perde, come una stella coperta dai raggi del sole. Similitudine.

120 avria
Avrebbe, condizionale presente.

121 adombra
La immagina; adombra ... sgombra è una rima pseudoetimologica.

122 dolce error
Ossimoro.

123 medesmo
Proprio in quello stesso posto, medesimo. Sincope.

124 assido
Siedo.

125 pietra morta in pietra viva
Io, come una pietra morta (allusione al suo nome: Petrarca) siedo sulla pietra viva; antitesi e metafora.

126 in guisa
A modo di, come.

127 *
* Parafrasi: un desiderio intenso mi suole tirare verso il giogo, la cima più alta e espedita (dove cioè la vista è più libera) laddove non cada l’ombra di un’altra montagna.

128 indi
Da lì, indi.

129 occhi
Tocchi ... occhi: rima inclusiva.

130 comincio
Da lí comincio a misurar con gli occhi i miei danni, posposizione del verbo.

131 *
* Parafrasi: e intanto sfogo piangendo il cuore avvolto nella nebbia dolorosa anastrofe e metafora.

132 lagrimando
Lacrimando, alternanza sorde/sonore.

133 miro et penso
Contemplo e penso, dittologia.

134 diparte
Mi separa.

135 Poscia
Poscia.

136 parte
Cioè là dove sta Laura.

137 penser
Alternanza ie/e, nella canzone sono presenti entrambe le forme: penser/pensier.

138 *
* Nel congedo Petrarca si rivolge alla sua composizione poetica. Canzone è un vocativo.

139 alpe
Alpe può essere genericamente montagna oppure proprio le Alpi che separano l’Italia dalla Provenza, patria di Laura.

140 sovr'
Sovra.

141 l'aura
* Gioco di parole tra l’aura (=aria) e Laura ripreso in tutto il Canzoniere. All’asse semantico l’aura/Laura – accompagnato da attributi quali serena, dolce, gentil - si associano auro/oro e lauro/alloro, allusivo questo ad Apollo/sole/gloria poetica e che troviamo appunto nei versi seguenti. Questo tipo di allusività e ambiguità se-mantica è ripresa dalla tradizione del trobar clus provenzale dove era nota col nome di senhal

142 si sente
Dove l’aria ha odore di, profuma di un bosco di allori. Uso intransitivo di sentire pronominale.

143 Ivi
Laggiù, ivi/quivi.

144 'l m'invola
Quella che me lo invola, ruba, perifrasi per indicare Laura. ‘l m’=me lo, pronomi personali.

145 pôi
Puoi, monottongazione.

146 l'imagine
Imago.

147 *
* Lo schema del sonetto è: ABAB ABAB CDE CDE. Tutto il sonetto si regge sull’antitesi.

148 ò da far
Non ho da far guerra potrebbe intendersi: a) non ho strumenti per fare guerra, b) non ho motivo per far guerra.

149 guerra
Metafora tradizionale dell’amore come guerra tra gli amanti. Famoso questo chiasmo del primo verso.

150 'l
Articolo.

151 et
Polisindeto.

152 giaccio
Rima interna: ghiaccio ... giaccio.

153 *
* Parafrasi: così, in questo stato, Amore mi tiene in una prigione che .., oppure: colui che mi tiene in prigione, Amore, è tale che né mi apre la prigione, né mi ci chiude dentro, né mi reclama come suo, né scioglie il laccio (che mi tiene prigioniero); e Amore non mi uccide, né mi toglie i ferri, non mi vuole vivo, né mi libera.

154 m'à in
Mi ha, mi tiene. m'a in: sinalefe.

155 pregion
Prigione, apocope e alternanza vocalica in protonia.

156 riten
Ritiene, monottongazione e apocope.

157 laccio
Il laccio è una delle più frequenti metafore per indicare la forza del sentimento amoroso.

158 ancide
Uccide. Propri dell’italiano letterario antico gli infiniti ancidere, accidere, occidere e i participi: acciso, anciso, occiso.

159 Amore
Amore, personificazione, appare nel suo tradizionale ruolo di Cupido/cacciatore armato.

160 sferra
Né toglie il ferro dalla piaga, oppure: toglie i ferri, mi libera; parasintetici.

161 trae d'impaccio
Toglie d’impaccio, cioè mi libera dal tormento.

162 Veggio
Vedo, -eggio/-aggio.

163 bramo di perir
Desidero morire, perire: latinismi.

164 cheggio
Chiedo -eggio/-aggio. Veggio ... cheggio: rima interna.

165 aita
Aiuto.

166 Pascomi
Mi nutro, enclisi pronominale. Mi pasco di dolore: metafora.

167 piangendo rido
Ossimoro. grido ... rido: rima ricca.

168 per
A causa vostra, per.

169 voi
Voi rima con altrui: unico esempio di rima siciliana nel Canzoniere. Altre edizioni scrivono vui, sicilianismi.