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Carlo Goldoni, Il Bugiardo

Composto nel 1750 per il teatro Sant’Angelo di VeneziaIl Bugiardo venne sottoposto a diversi rifacimenti e giunse alla definitiva stesura ben dieci anni dopo. Fu messo in scena per la prima volta il 23 maggio del 1750 a Mantova ed ebbe subito grande successo. Goldoni dichiara esplicitamente di aver preso a modello Le Menteur di Corneille (del 1643) che a sua volta ricalcava un’opera precedente, La verdad sospechosa di Juan Ruiz de Alarcón del 1624. Per quanto riguarda invece i personaggi, nella loro scelta si avverte fortemente il peso della tradizione della commedia dell’arte e delle sue ‘maschere’, così come la volontà di rispondere alle esigenze pratiche del teatro e di una classica compagnia di comici: abbiamo dunque due amorosi (Florindo e Ottavio), due amorose (Rosaura e Beatrice), due servi (Arlecchino e Brighella), una servetta (Colombina) e due vecchi (Pantalone e il Dottore).

Osservazioni linguistiche: nelle commedie goldoniane sia l’italiano che il dialetto veneziano sono modellati, secondo un’intenzione di ‘realismo’ linguistico, sulla lingua parlata e non, come era uso, sul discorso stereotipato e rigido della tradizione teatrale. Questo porta a un rinnovamento sia del dialogo che dei caratteri, che si fanno più naturalistici e vivaci. Nella versione a stampa delle sue opere Goldoni tende a eliminare quanto più possibile il plurilinguismo della commedia dell’arte per cui ogni maschera parlava il dialetto della sua città d’origine. Così, nel Bugiardo, Brighella, benché sia una maschera bergamasca, si serve del veneziano e il Dottore, che per tradizione dovrebbe esprimersi in dialetto bolognese, parla invece in toscano. In dialetto si esprimono quindi soltanto i servi e Pantalone, mentre gli innamorati, come del resto avveniva di norma, parlano in italiano. Nel Bugiardo molti effetti comici scaturiscono proprio dallo scontro tra i vari piani linguistici rappresentati dai personaggi e dalle “spiritose invenzioni”, cioè dalle menzogne, del protagonista Lelio.

Vicenda: il bugiardo Lelio, figlio del ricco mercante veneziano Pantalone, ritorna dopo una lunga assenza a Venezia e fingendosi un nobile napoletano si presenta alle figlie del Dottore, Rosaura e Beatrice, di cui sono innamorati rispettivamente il timidissimo Florindo e Ottavio. Lelio comincia a corteggiare Rosaura raccontandole una bugia dopo l’altra e portando lo scompiglio tra gli innamorati. Allo stesso tempo mente anche al padre su quanto ha fatto negli anni precedenti e costruisce così una fittissima trama di menzogne, che lo costringe a inventarne sempre di nuove e più complicate e da cui non riesce più a districarsi. Alla fine Lelio viene smascherato e costretto a sposare la donna a cui si era promesso e a maledire la propria lingua menzognera.

Edizione: non ci sono pervenuti manoscritti delle opere di Goldoni. Per Il Bugiardo le edizioni settecentesche di riferimento sono tre: quella veneziana del 1753 presso Bettinelli, quella uscita lo stesso anno presso l’editore fiorentino Paperini e infine quella veneziana del 1761 presso Giambattista Pasquali. Di solito su questa ultima versione ampiamente rimaneggiata dall’autore sono esemplate le edizioni moderne. Il testo qui presentato è tratto da: Carlo Goldoni, Commedie scelte, Volume Terzo, Sonzogno Editore, Milano 1890, nella trascrizione della biblioteca telematica liber liber.