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Galileo Galilei, Dialogo sopra i due massimi sistemi. Libro primo.

* SAGREDO: Servanci dunque le cose dette sin qui per averci messo in considerazione qual de due generali discorsi abbia più del probabile: dico quello di *Aristotile, per persuaderci, lanatura de i corpi sullunari esser generabile e corruttibile, etc., e però diversissima dall'essenza de i corpi celesti, per esser loro impassibili, ingenerabili, incorruttibili, etc., tirato dalla diversità de i movimenti semplici; o pur questo del signor Salviati, che, supponendo le parti integrali del mondo essere disposte in ottima costituzione, esclude per necessaria conseguenza da i corpi semplici naturali i movimenti retti, *come di niuno uso in natura, e stima la Terra esser essa ancora uno de i corpi celesti, adornato di tutte le prerogative che a quelli convengono: il qual discorso sin qui a me consuona assai più che quell'altro. Sia dunque contento il signor Simplicio produr tutte le particolari ragioni, esperienze ed osservazioni, tanto naturali quanto astronomiche, per le quali altri possa restar persuaso, la Terra esser diversa da i corpi celesti, immobile, collocata nel centro del mondo, e se altro vi è che l'escluda dall'esser essa ancora mobile come un pianeta, come Giove o la Luna, etc.: ed il signor Salviati per sua cortesia si contenterà di rispondere a parte a parte.

SIMPLICIO: Eccovi, per la prima, due potentissime dimostrazioni per prova che la Terra è differentissima da i corpi celesti. Prima, i corpi che sono generabili, corruttibili, alterabili, etc., son diversissimi da quelli che sono ingenerabili incorruttibili, inalterabili, etc.: la Terra è generabile, corruttibile, alterabile, etc., e i corpi celesti ingenerabili, incorruttibili, inalterabili, etc.: adunque la Terra è diversissima da i corpi celesti.

SAGREDO: Per il primo argomento, voi riconducete in tavola quello che ci è stato tutt'oggi ed a pena si è levato pur ora.

SIMPLICIO: Piano, Signore; sentite il resto, e vedrete quanto e' sia differente da quello. Nell'altro si provò la minore a priori, ed ora ve la voglio provare a posteriori; guardate se questo è essere il medesimo. Provo dunque la minore, essendo la maggiore manifestissima. La sensata esperienza ci mostra come in Terra si fanno continue generazioni, corruzioni, alterazioni, etc., delle quali né per senso nostro, né per tradizioni o memorie de' nostri antichi, se n'è veduta veruna in cielo; adunque il cielo è inalterabile etc., e la Terra alterabile etc., e però diversa dal cielo. Il secondo argomento cavo io da un principale ed essenziale accidente; ed è questo. Quel corpo che è per sua natura oscuro e privo di luce, è diverso da i corpi luminosi e risplendenti: la Terra è tenebrosa e senza luce; ed i corpi celesti splendidi e pieni di luce: adunque etc. Rispondasi a questi, per non far troppo cumulo, e poi ne addurrò altri.

SALVIATI: Quanto al primo, la forza del quale voi cavate dall'esperienza, desidero che voi più distintamente mi produciate le alterazioni che voi vedete farsi nella Terra e non in cielo, per le quali voi chiamate la Terra alterabile ed il cielo no.

SIMPLICIO: Veggo in Terra continuamente generarsi e corrompersi erbe, piante, animali, suscitarsi venti, pioggie, tempeste, procelle, ed in somma esser questo aspetto della Terra in una perpetua metamorfosi; niuna delle quali mutazioni si scorge ne' corpi celesti, la costituzione e figurazione de' quali è puntualissimamente conforme a quelle di tutte le memorie, senza esservisi generato cosa alcuna di nuovo, né corrotto delle antiche.

SALVIATI: Ma,*come voi vi abbiate a quietare su queste visibili, o, per dir meglio, vedute, esperienze, è forza che voi reputiate la China e l'America esser corpi celesti, perché sicuramente in essi non avete vedute mai queste alterazioni che voi vedete qui in Italia, e che però, quanto alla vostra apprensione, e' sieno inalterabili.

SIMPLICIO: Ancorché io non abbia vedute queste alterazioni sensatamente in quei luoghi, ce ne son però le relazioni sicure: oltre che, cum eadem sit ratio totius et partium, essendo quei paesi parti della Terra come i nostri, è forza che e' sieno alterabili come questi.

SALVIATI: E perché non l'avete voi, senza ridurvi a dover credere all'altrui relazioni, osservate e viste da per voi con i vostri occhi propri?

SIMPLICIO: Perché quei paesi, oltre al non esser esposti a gli occhi nostri, son tanto remoti che la vista nostra non potrebbe arrivare a comprenderci simili mutazioni.

SALVIATI: Or vedete come da per voi medesimo avete casualmente scoperta la fallacia del vostro argomento. Imperocché se voi dite che le alterazioni, che si veggono in Terra appresso di noi, non le potreste, per la troppa distanza, scorger fatte in America, molto meno le potreste vedere nella Luna, tante centinaia di volte più lontana: e se voi credete le alterazioni messicane a gli avvisi venuti di là, quai rapporti vi son venuti dalla Luna a significarvi che in lei non vi è alterazione? Adunque dal non veder voi le alterazioni in cielo, dove, quando vi fussero, non potreste vederle per la troppa distanza, e dal non ne aver relazione, mentre che aver non si possa, non potete arguir che elle non vi sieno, come dal vederle e intenderle in Terra bene arguite che le ci sono.

SIMPLICIO: Io vi troverò delle mutazioni seguite in Terra così grandi, che se di tali se ne facessero nella Luna, benissimo potrebbero esser osservate di qua giù. Noi aviamo, per antichissime memorie, che già, allo stretto di Gibilterra, Abile e Calpe erano continuati insieme con altre minori montagne le quali tenevano l'Oceano rispinto; ma essendosi, qual se ne fusse la causa, separati i detti monti, ed aperto l'adito all'acque marine, queste scorsero talmente in dentro, che ne formarono tutto il mare Mediterraneo: del quale se noi considereremo la grandezza, e la diversità dell'aspetto che devon fare tra di loro la superficie dell'acqua e quella della terra, vedute di lontano, non ha dubbio che una tale mutazione poteva benissimo esser compresa da chi fusse stato nella Luna, come da noi abitatori della Terra simili alterazioni dovrebbero scorgersi nella Luna: ma non ci è memoria che mai si sia veduta cosa tale: adunque non ci resta attacco da poter dire che alcuno de i corpi celesti sia alterabile etc.

SALVIATI: Che mutazioni così vaste sieno seguite nella Luna, io non ardirei di dirlo; ma non sono anco sicuro che non ve ne possano esser seguite: e perché una simil mutazione non potrebbe rappresentarci altro che qualche variazione tra le parti più chiare e le più oscure di essa Luna, io non so che ci sieno stati in Terra selinografi curiosi, che per lunghissima serie di anni ci abbiano tenuti provvisti di selinografie così esatte, che ci possano render sicuri, nissuna tal mutazione esser già mai seguita nella faccia della Luna; della figurazione della quale non trovo più minuta descrizione, che il dire alcuno che la rappresenta un volto umano, altri che l' è simile a un ceffo di leone, ed altri che l'è Caino con un fascio di pruni in spalla. Adunque il dire "Il cielo è inalterabile, perché nella Luna o in altro corpo celeste non si veggono le alterazioni che si scorgono in Terra" non ha forza di concluder cosa alcuna.

SAGREDO: Ed a me resta non so che altro scrupolo in questo primo argomento del signor Simplicio, il quale desidero che mi sia levato. Però io gli domando se la Terra avanti l'innondazione mediterranea era generabile e corruttibile, o pur cominciò allora ad esser tale.

SIMPLICIO: Era senza dubbio generabile e corruttibile ancora avanti; ma quella fu una mutazione tanto vasta, che anche nella Luna si sarebbe potuta osservare.

SAGREDO: Oh, se la Terra fu, pure avanti tale alluvione, generabile e corruttibile, perché non può esser tale la Luna parimente senza una simile mutazione? perché è necessario nella Luna quello che non importava nulla nella Terra?

SALVIATI: Argutissima instanza. Ma io vo dubitando che il signor Simplicio alteri un poco l'intelligenza de i testi d'Aristotile e de gli altri Peripatetici, li quali dicano di tenere il cielo inalterabile, perché in esso non si è veduto generare né corromper mai alcuna stella, che forse è del cielo parte minore che una città della Terra, e pur innumerabili di queste si son destrutte in modo che né anco i vestigii ci son rimasti.

SAGREDO: Io certo stimava altramente, e credeva che il Sig. Simplicio dissimulasse questa esposizione di testo per non gravare il Maestro ed i suoi condiscepoli di una nota assai più deforme dell’altra. E qual vanità è il dire: “La parte celeste è inalterabile, perché in essa non si generano e corrompono stelle”? ci è forse alcuno che abbia veduto corrompersi un globo terrestre e rigenerarsene un altro? E non è egli ricevuto da tutti i filosofi, che pochissime stelle sieno in cielo minori della terra, ma bene assaissime molto e molto maggiori? Il corrompersi dunque una stella in cielo non è minor cosa che destruggersi tutto il globo terrestre: però, quando per poter con verità introdur nell’universo la generazione e corruzione sia necessario che si corrompano e rigenerino corpi così vasti come una stella, toglietelo pur via del tutto, perché vi assicuro che mai non si vedrà corrompere il globo terrestre o altro corpo integrale del mondo, sì che, essendocisi veduto per molti secoli decorsi, ei si dissolva in maniera, che di sé non lasci vestigio alcuno.

SALVIATI: Ma per dar soprabbondante soddisfazione al signor Simplicio e torlo, se è possibile, di errore, dico che noi aviamo nel nostro secolo accidenti ed osservazioni nuove e tali, ch'io non dubito punto che se Aristotile fusse all'età nostra, muterebbe oppinione. *Il che manifestamente si raccoglie dal suo stesso modo di filosofare: imperocché mentre egli scrive di stimare i cieli inalterabili etc., perché nissuna cosa nuova si è veduta generarvisi o dissolversi delle vecchie, viene implicitamente a lasciarsi intendere che quando egli avesse veduto uno di tali accidenti, averebbe stimato il contrario ed anteposto, come conviene, la sensata esperienza al natural discorso, perché quando e' non avesse voluto fare stima de' sensi, non avrebbe, almeno dal non si vedere sensatamente mutazione alcuna, argumentata l'immutabilità.

SIMPLICIO: Aristotile fece il principal suo fondamento sul discorso a priori, mostrando la necessità dell'inalterabilità del cielo per i suoi principii naturali, manifesti e chiari; e la medesima stabilì doppo a posteriori, per il senso e per le tradizioni de gli antichi.

SALVIATI: Cotesto, che voi dite, è il metodo col quale egli ha scritta la sua dottrina, ma non credo già che e' sia quello col quale egli la investigò, perché io tengo per fermo ch' e' proccurasse prima, per via de' sensi, dell'esperienze e delle osservazioni, di assicurarsi quanto fusse possibile della conclusione, e che doppo andasse ricercando i mezi da poterla dimostrare, perché così si fa per lo più nelle scienze dimostrative: e questo avviene perché, quando la conclusione è vera, servendosi del metodo resolutivo, agevolmente si incontra qualche proposizione già dimostrata, o si arriva a qualche principio per sé noto; ma se la conclusione sia falsa, si può procedere in infinito senza incontrar mai verità alcuna conosciuta, se già altri non incontrasse alcun impossibile o assurdo manifesto. E non abbiate dubbio che Pitagora gran tempo avanti che e' ritrovasse la dimostrazione per la quale fece l' ecatumbe, si era assicurato che 'l quadrato del lato opposto all'angolo retto nel triangolo rettangolo era eguale a i quadrati de gli altri due lati; e la certezza della conclusione aiuta non poco al ritrovamento della dimostrazione, intendendo sempre nelle scienze demostrative. Ma fusse il progresso di Aristotile in qualsivoglia modo, sì che il discorso a priori precedesse il senso a posteriori, o per l'opposito, assai è che il medesimo Aristotile antepone (come più volte s'è detto) l'esperienze sensate a tutti i discorsi oltre che, quanto a i discorsi a priori, già si è esaminato quanta sia la forza loro. Or, tornando alla materia, dico che le cose scoperte ne i cieli a i tempi nostri sono e sono state tali, che posson dare intera soddisfazione a tutti i filosofi: imperocché e ne i corpi particolari e nell'universale espansione del cielo si son visti e si veggono tuttavia accidenti simili a quelli che tra di noi chiamiamo generazioni e corruzioni, essendo che da astronomi eccellenti sono state osservate molte comete generate e disfatte in parti più alte dell'orbe lunare, oltre alle due stelle nuove dell'anno 1572 e del 1604, senza veruna contradizione altissime sopra tutti i pianeti; ed in faccia dell'istesso Sole si veggono, mercé del telescopio, produrre e dissolvere materie dense ed oscure in sembianza molto simili alle nugole intorno alla Terra, e molte di queste sono così vaste, che superano di gran lunga non solo il sino Mediterraneo, ma tutta l' Affrica e l'Asia ancora. Ora, quando Aristotile vedesse queste cose che credete voi, signor Simplicio, ch' e' dicesse e facessei

1 *
E’ la prima giornata del Dialogo. Sagredo, Salviati e Simplicio hanno cominciato da poco il loro dibattito intorno ai due sistemi cosmologici. Sagredo fa qui il punto della situazione, riassumendo le posizioni di Salviati e Simplicio. Quest’ultimo, basandosi su una visione aristotelica e tolemaica del mondo, sostiene che la terra si distingue dagli altri corpi celesti, che sono immobili e immutabili, perché in essa si verificano vari fenomeni di generazione e corruzione. Salviati, invece, sostiene che la terra è un corpo celeste come gli altri e mette in discussione la visione di un universo immutabile rotante intorno alla terra.

2 Servanci
Ci servano: enclisi pronominale.

3 messo in considerazione
Averci fatto notare.

4 de
Dei: preposizioni articolate.

5 abbia
Sia più probabile.

6 *
Secondo la cosmologia aristotelica i corpi celesti sono incorruttibili, cioè immutabili e perfetti: sono rivestiti da una superficie completamente liscia e non sono soggetti al divenire. Invece il mondo sublunare è caratterizzato dal fatto di essere corruttibile, cioè soggetto a mutazioni.

7 de i
Dei. Forma analitica delle preposizioni articolate.

8 sullunari
Sublunari, sotto l’orbita della Luna, e quindi terrestri.

9 esser
Essere: apocopeaccusativo con l’infinito.

10 etc
Eccetera. Oggi si abbrevia ecc.

11 essenza
L’essenza indica l’insieme delle qualità costitutive di un ente.

12 per esser
Per il fatto che loro sono.

13 tirato
Dedotto.

14 pur
Oppure, invece.

15 mondo
Universo.

16 movimenti retti
Salviati rifiuta il dualismo aristotelico fra movimenti retti, tipici del mondo sublunare, e movimenti circolari, caratteristici del mondo sopralunare.

17 *
Parafrasi: perché inutili in natura.

18 niuno
Nessuno. Niuno è un allotropo che solo dal ‘700 in poi si specializza poeticamente: allotropiindefiniti.

19 adornato
Fornito.

20 prerogative
Caratteristiche.

21 consuona
Convince.

22 contento
Voglia dunque.

23 produr
Presentare, esporre.

24 restar
Essere, venire.

25 ancora
Anche.

26 contenterà
Avrà la bontà, vorrà.

27 a parte a parte
Punto per punto.

28 per la prima
Per quanto riguarda la prima obiezione.

29 potentissime
Notare la frequenza degli elativi, nell’italiano moderno usati con molta più parsimonia.

30 Prima
In primo luogo.

31 adunque
Dunque: congiunzioni

32 riconducete
Riportate in tavola. Riproponete gli argomenti di cui abbiamo già parlato: metafora.

33 a pena
Appena.

34 pur
Proprio.

35 e'
Esso, questo: pronomi personali.

36 la minore
Minore e maggiore sono dette le due premesse del sillogismo, che è la forma fondamentale del ragionamento deduttivo, a cui segue necessariamente una terza proposizione detta conclusione.

37 è essere
E'.

38 medesimo
La medesima, la stessa cosa.

39 manifestissima
Evidentissima

40 sensata
Dei sensi, sensoriale, quella su cui si basa la conoscenza induttiva.

41 per senso nostro
Per nostra esperienza.

42 veruna
Nessuna: indefiniti.

43 però
Perciò: congiunzioni.

44 cavo
Traggo.

45 accidente
Fenomeno.

46 Rispondasi
Si risponda: enclisi pronominale.

47 far troppo cumulo
Far accumulare troppe cose insieme.

48 cavate
Ricavate.

49 produciate
Esponiate.

50 Veggo
Vedo: -eggio/-aggio.

51 erbe, piante, animali
Asindeto.

52 procelle
Tempesta: latinismi.

53 ne'
Nei: preposizioni articolate.

54 esservisi
Che vi si sia.

55 *
Parafrasi: nel momento in cui vi dovete accontentare (dovete accontentarvi di basarvi) su queste esperienze visibili, o meglio vedute, sarà inevitabile che consideriate la Cina e l’America dei corpi celesti, perché non vi avete certamente mai visto quelle alterazioni che vedete qui in Italia, cosicché esse, stando alla vostra conoscenza (interpretazione), risulterebbero inalterabili.

56 abbiate a
Dobbiate: avere.

57 quietare
Appagare.

58 forza
Inevitabile.

59 China
Cina.

60 però
Perciò.

61 apprensione
Conoscenza.

62 e'
Esse: pronomi personali.

63 sieno
Siano: essere.

64 sensatamente
Con i miei sensi, quindi: per esperienza diretta.

65 cum
Il principio che vale per il tutto vale anche per le parti.

66 da per voi
Voi stesso.

67 comprenderci
Scorgerci.

68 Imperocché
Perché: congiunzioni.

69 veggono
Vedono. Come veggo: -eggio/-aggio.

70 appresso
Presso: avverbi di luogo.

71 a gli
Dagli.

72 avvisi
Notizie.

73 quai
Quali: sincope.

74 significarvi
Farvi sapere.

75 lei
Essa.

76 fussero
Fossero: essere.

77 ne aver
Averne: pronomi personali.

78 mentre che
Dal momento che non se ne possono avere. Mentre che poteva significare finché, dal/nel momento in cui, ed avere anche valore causale.

79 arguir
Trarre la conseguenza, concludere.

80 elle
Esse: pronomi personali.

81 sieno
Siano: essere.

82 le
Esse. Le oggi non può avere funzione di soggetto: pronomi personali.

83 seguite
Avvenute.

84 aviamo
Abbiamo (nel senso di abbiamo conoscenza, sappiamo): avere.

85 Abile e Calpe
Abile (Abila) è il promontorio africano di fronte a Gibilterra (Calpe).

86 rispinto
Respingevano, arginavano l’oceano.

87 se ne
Ne fosse: pronomi riflessivi.

88 adito
Varco.

89 ha
Si ha.

90 compresa
Osservata.

91
Così: .

92 attacco
Appiglio.

93 ardirei
Oserei.

94 anco
Anche, neanche. Anco è un allotropo di anche che si specializzerà sempre più letterariamente. Viene usato fino all’800: allotropi.

95 essa
Della stessa.

96 che
Se.

97 selinografi
Topografi lunari.

98 selinografie
Descrizioni della topografia lunare.

99 nissuna
Nessuna: alternanza vocalica in protonia.

100 figurazione
Confugurazione.

101 che
Che si lega al precedente più. Parafrasi: non trovo descrizioni più dettagliate della configurazione della luna di quelle per cui secondo alcuni rappresenta un volto umano, secondo altri è simile al muso di un leone, per altri ancora Caino condannato a portare in eterno un fascio di rovi sulle spalle.

102 l'
Essa, pronomi personali.

103 ceffo
Muso. Si usa oggi solo figuratamente in senso spregiativo.

104 pruni
Rovi, latinismi.

105 forza di concluder
Non porta ad alcuna conclusione.

106 scrupolo
Dubbio.

107 avanti
Prima (di) avverbi di tempo.

108 innondazione
Inondazione, doppie e scempie.

109 parimente
Parimenti, ugualmente.

110 instanza
Obiezione.

111 vo
Vado. La variante vo è tipica della tradizione letteraria fino al 900. Vo dubitando = dubito sempre più.

112 intelligenza
Qui: interpretazione.

113 dicano
Dicono.

114 tenere
Ritenere.

115 vestigii
Tracce. Vestigii è un plurale arcaico. Oggi si usa solo il plurale le vestigia.

116 stimava
Stimavo, reputavo: imperfetto indicativo.

117 altramente
Altrimenti.

118 esposizione di testo
Questa menzione del testo. Esposizione è qui usato nel senso dell’atto di render noto, mostrare.

119 nota
Osservazione negativa.

120 deforme
Grave.

121 egli
Pronome soggetto neutro di uso toscano: pronomi personali

122 ricevuto
Accettato, ammesso.

123 destruggersi
Distruggersi: alternanza vocalica in protonia.

124 quando
Se.

125 toglietelo
E' meglio diciate direttamente che non è possibile.

126 essendocisi
Essendo stato veduto.

127 vestigio
Traccia.

128 torlo
Toglierlo, distoglierlo dal suo errore. L’infinito torre è un infinito sincopato

129 aviamo
Abbiamo, avere.

130 punto
Affatto.

131 oppinione
Opinione, doppie e scempie.

132 *
*parafrasi: Il che si deduce chiaramente dal suo stesso modo di filosofare: perché, mentre scrive di ritenere i cieli inalterabili ecc. perché in essi non si è mai visto generarsi qualcosa di nuovo o dissolversi qualcosa di vecchio, lascia implicitamente intendere che qualora egli stesso avesse osservato uno di questi fenomeni, avrebbe affermato il contrario e avrebbe anteposto (considerato più importante), come è giusto, l’esperienza dei sensi al discorso naturale, perché, anche se non avesse voluto tener conto dell’esperienza sensibile, non avrebbe basato l’argomentazione dell’immutabilità solo sul fatto di non vedere concretamente alcuna mutazione.

133 raccoglie
Coglie, deduce.

134 imperocché
Perché: congiunzioni.

135 averebbe
Avrebbe. Forma sincopata che coesiste con quella non sincopata (si veda qui di seguito): sincopeavere.

136 natural
Discorso naturale, opposto a quello dimostrativo, cioè scientifico.

137 quando
Se.

138 fare stima
Tener conto.

139 avrebbe
Avrebbe ... argumentata.

140 dal non si
Dal fatto di non vedersi. Proclisi pronominale: pronomi personali.

141 argumentata
Argomentata: alternanza vocalica in protonia.

142 fece
Pose.

143 principii
Principi. Nell’italiano letterario le parole in –io potevano avere un plurale –ii anche se la i non era accentata, soprattutto nei casi di omografia. La norma era comunque molto oscillante.

144 doppo
Dopo: doppie e scempie.

145 tengo per fermo
Sono certo.

146 proccurasse
Facesse in modo.

147 per via
Attraverso.

148 mezi
Mezzi: doppie e scempie.

149 da
Per.

150 resolutivo
Analitico.

151 se
Ammesso che.

152 incontrasse
Incontrassero, abbiano incontrato.

153 impossibile o assurdo manifesto
Alcun fenomeno manifestamente assurdo o impossibile.

154 ecatumbe
Sacrificio di cento buoi compiuto da Pitagora dopo aver trovato la soluzione del teorema.

155 qualsivoglia
Qualsiasi: indefiniti.

156 l'opposito
Opposto. Ancora vicino alla grafia latina: grafia.

157 assai
Di grande importanza.

158 espansione
Estensione.

159 essendo che
Visto che.

160 altissime
Concordemente ritenute altissime.

161 istesso
Stesso, prostesi.

162 mercé del
Grazie a. Da <mercede con apocope latinismiapocope.

163 materie
Si riferisce qui alle macchie solari.

164 sembianza
Aspetto, sembianza.

165 nugole
Nuvole. La variante nugola è toscana.

166 sino
Seno, qui inteso come mare, pensando alla configurazione geografica del Mediterraneo.

167 Affrica
Africa.

168 quando
Nel periodo ipotetico, qui introdotto da quando (se), sia la protasi che l’apodosi sono al congiuntivo.

169 facessei
Ei facesse, enclisi pronominalechiasmo.