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Opera

L’Orlando Furioso è un poema in 46 canti, dedicato al cardinale Ippolito d’Este. Ariosto lo concepì come seguito dell’Orlando Innamorato, lasciato incompiuto da Matteo Boiardo alla fine del ‘400, e cominciò a lavorarci tra il 1504 e il 1506. Alla prima redazione, pubblicata a Ferrara nel 1516, seguì nel 1521 una seconda edizione con qualche aggiunta e con una generale revisione linguistica. In questo periodo compose anche i cosiddetti Cinque Canti, che non furono però integrati nell’Orlando Furioso. L’opera ottenne un grande successo e fu più volte ristampata. Nonostante ciò Ariosto volle sottoporla a un’ulteriore revisione stilistico-linguistica, attenendosi questa volta ai principi promulgati da Pietro Bembo nelle Prose della volgar lingua, un testo fondamentale per la normazione della lingua italiana uscito nel 1525. Vennero inoltre aggiunti al poema alcuni episodi, mentre altri ne furono espulsi. Questa ultima edizione uscì nel 1532.

Al centro della vicenda del poema c’è la guerra tra cristiani e saraceni ai tempi di Carlomagno. Agramante, alleato del re di Spagna Marsilio, ha attaccato la Francia con l’esercito saraceno. All’inizio della guerra i saraceni assediano Parigi, in seguito i cristiani, guidati da Rinaldo, riescono a sconfiggerli e a costringerli a riprendere il mare, mentre i paladini di Carlomagno invadono l’Africa e distruggono Biserta, capitale del regno di Agramante. L’azione del poema ha inizio a Parigi, quando la bellissima principessa del Catai, Angelica, fugge dal campo di Carlomagno dove era tenuta prigioniera. Di lei sono innamorati sia Rinaldo che Orlando. Quest’ultimo insegue inutilmente Angelica lungo un percorso fatto di avventure, incontri, imprese eroiche e vicende fantastiche, fino al momento in cui scopre che Angelica è innamorata di Medoro e impazzisce di dolore. Da questa follia Orlando guarisce grazie all’intervento del cugino Astolfo che in groppa all’Ippogrifo si recherà sulla luna per recuperare il senno perduto di Orlando. A questa storia se ne intrecciano molte altre, tra cui la più importante è quella dell’amore tra la guerriera cristiana Bradamante e Ruggiero, un guerriero saraceno convertito al cristianesimo. Saranno loro, dopo molte vicende e impedimenti, a fondare la dinastia estense, celebrata appunto dal poema.

Riportiamo qui l’inizio dell’Orlando Furioso, aperto dal proemio con l’argomento del poema, la dichiarazione d’originalità e la dedica (ottave 1-4). A questo segue un’introduzione in cui è narrato l’antefatto (ottave 5-9). La narrazione delle vicende del poema comincia con la fuga di Angelica e il suo incontro con due personaggi nemici fra loro, Rinaldo, il paladino di cui si è già detto, e Ferraù, un guerriero saraceno. Angelica teme entrambi e, mentre loro si scontrano a duello, ne approfitta per fuggire di nuovo (ottave 10-17). I due cavalieri si rendono conto che non ha senso battersi l’un l’altro e concordano una tregua, così da inseguire separatamente Angelica (ottave 18-23). Ferraù si ritrova alla fine presso il fiume dov’era all’arrivo di Angelica, e si rimette alla ricerca dell’elmo cadutogli nell’acqua. All’improvviso gli appare lo spettro di Argalia, fratello di Angelica, che rimprovera aspramente Ferraù di non aver mantenuto la promessa, fattagli in punto di morte, di buttare il suo elmo nell’acqua e lo incita a procurarsene un altro in battaglia (ottave 24-30). Conclusosi l’episodio di Ferraù, torniamo a Rinaldo che nel bosco vede correr via il suo cavallo Baiardo e si lancia al suo inseguimento (ottave 31-32).

In rete è disponibile un'ampia bibliografia, una raccolta di testi fondamentali è offerta dalla biblioteca universitaria alessandrina. Inoltre è possibile scaricare sia un’antologia di audiotesti tratti dalle opere di Ariosto che un brevissimo brano dell’Orlando Furioso di Antonio Vivaldi.

Metrica: ottave in endecasillabi. Schema delle rime: ABABABCC.

Note linguistiche: La lingua dell’Orlando Furioso (come del resto in generale la lingua letteraria del ‘500) è caratterizzata da un forte polimorfismo, anche se fra gli sforzi maggiori di Ariosto c’era proprio quello di superare l’ibridismo della lingua letteraria del ‘400. Per motivi ritmico-fonetici e metrici troviamo per esempio nel primo canto opera, opra e oprare, inante e innanzi, avea e veniva, abbiano e abbino, forme sintetiche si alternano a forme analitiche della preposizione articolata (ne l’alta selva e nel fiume), forme dittongate a monottongate (fuoco e foco, riviera e rivera), a dispetto dei precetti di Bembo. Caratteristica della sintassi poetica è l’uso dell’ anastrofe soprattutto per quanto riguarda l’inversione oggetto – verbo, così come dell’iperbato.

Edizione: L’edizione presentata è quella del 1532, ed è tratta dall'edizione cartacea Garzanti, Milano, 1992 (XIII edizione), nella trascrizione della biblioteca telematica liber liber.